Capo Milazzo

La storia


L'itinerario proposto prende l'avvio dalla Spiaggia di Vaccarella, zona di pescatori, caratterizzata dalle barche allineate lungo la riva e dalle reti stese al sole. Appena salpati, uno sguardo indietro per ammirare l'antico borgo e la città murata.

 

Si passa davanti la spiaggia "Croce di Mare", forse la località di balneazione più antica per i milazzesi, contraddistinta da una Madonnina posta su uno scoglio. Continuando si giunge alla verde contrada dell'Oliva, sovrastata dalla "Torre del Corvo" del XVI secolo, trasformata nell'800 dagli Inglesi.

Lasciata "Cala Oliva" si incontra la "Cala del Pepe" dove fino a non molto tempo fa vi era una tonnara e si arriva quindi a "Punta Rugno" dominata dall'alto da Villa Rizzo, che è stata la residenza dell'ammiraglio Luigi Rizzo, il pluridecorato eroe della prima guerra mondiale. Il posto ha un particolare valore affettivo per tutti i milazzesi che passando tutt'oggi rivolgono un saluto ed un pensiero al "loro Ammiraglio". Spostandosi poi verso "Punta Trifiletti" è possibile osservare la "Grotta dell'Oro", così denominata nel ricordo di un antico episodio. Sembra infatti che il luogo, durante la guerra del 1718 tra tedeschi e spagnoli sia stato utilizzato come rifugio da alcuni sostenitori spagnoli.

La leggenda riferisce addirittura che gli stessi siano riusciti a fuggire dalla grotta sfruttando la superstizione popolare che riteneva che un mostro marino la abitasse e corrompendo con monete d'oro (da cui il nome della grotta) gli armigeri austro-piemontesi inviati per catturarli. Superata "Punta Rotolo" è tutto un susseguirsi di cale e spiagge, non tutte facilmente raggiungibili da terra. La prima di queste è la "Baia Paradiso", che deve il proprio nome da un'effigie della "Madonna del Paradiso" conservata nella Cappella privata di Villa Bonaccorsi che sovrasta la stessa Baia.

Qui il fondale, visibile anche dall'alto presenta un fondo sabbioso e ricco di praterie di posidonie. S'incontrano più avanti i villaggi turistici Riva Smeralda e Cirucco. Doppiata "Punta Mazza" si apre la "Baia della Renella", caratterizzata da un'incantevole spiaggia di sabbia bianca da un lato e dallo stupendo scenario delle Isole Eolie dall'altro.

Qui è la "Secca di Levante" con acque limpide e ricche di vita. All'estremità del promontorio, sopra una balza a picco sul mare, detta Salto del Cavallo, il Faro di Capo Milazzo. Merita di essere segnalata la cosiddetta "Tavola di Baele", legata ad un antico aneddoto secondo il quale un barone milazzese pranzò li con altri commensali durante la bassa marea, lasciando in balia delle onde i piatti e le posate d'argento. In prossimità della "Punta Messinese" (estrema Punta del promontorio), si apre una piccola grotta denominata "Gamba di donna", dalla forma di una selce che dal tetto si immerge nell'acqua.Un breve tratto ancora e si aprono le piscine di "Punta Messinese", fronteggiate dallo "Scoglio della Portella" (o "Carciofo").

Suggestivo, tra l'altro, l'attraversamento del corridoio di mare tra la punta e lo scoglio del "Carciofo", consigliabile però solo ad imbarcazioni di piccolo pescaggio. A circa un miglio dalla Punta si trova la "Secca di Ponente" con un fondo variabile dai 10 mt. ai 50 mt. Interessanti squarci fotografici vengono offerti da questa secca, luogo designato, tra l'altro, per lo svolgimento dei Campionati italiani e mondiali di fotografia subacquea. Vi si trovano pareti a strapiombo ricche di anfratti ed archi, dove è facile incontrare l'Anthias (pesce tipico dei mari tropicali) ed il famoso "Corallo nero del Mediterraneo".

La "Baia di Sant'Antonio" è, senza dubbio la più grande ed incantevole del promontorio. Eccezionale, e consigliabile, la visita al tramonto. La Baia è caratterizzata dai resti di una vecchia torre di avvistamento; dal suggestivo "Santuario di Sant'Antonio da Padova", del XIII sec., ricavato in una grotta. Sopra "Monte Trino", il punto panoramico più alto del promontorio e che sovrasta l'intera penisola, un'antica chiesetta sorge sul luogo, dove la leggenda ci tramanda l'esistenza di un tempio pagano dedicato a Diana, Apollo ed Osiride. Sulla costa, in corrispondenza di "Monte Trino", vi è lo scoglio noto per la macabra esposizione delle teste degli impiccati.

Un ultimo tratto di costa per raggiungere, infine, la "Baia del Tono" (localmente indicata come "Ngonia", etimo d'origine greca ad indicare la spiaggetta "nascosta" o posta al riparo da venti e marosi), punto di arrivo del nostro itinerario. Meritano qui essere segnalati: la "chiesetta dei pescatori"; l'antica grande tonnara oggi adibita a residence; il Castello con le sue fortificazioni ed, in basso, la mitica "Grotta di Polifemo". Da qui si snoda la bella riviera di Ponente caratterizzata da chilometri di profondo arenile.


 

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